19 Aprile 2016 | Sara Teghini
Coboat: Un Coworking Navigante per Nomadi Digitali
Con questo post voglio farti conoscere Coboat, il primo e sicuramente più famoso esperimento di coworking navigante al mondo. Per l'occasione ho deciso di intervistare uno dei fondatori del progetto per farmi spiegare bene di cosa si tratta.
L’incontro tra me e Gerald è stato in tutto e per tutto un incontro tra marinai digitali. Tanti rinvii, tanti appuntamenti da spostare, perché in mare si sa quando si parte ma non si quando si arriva – e poi, finalmente, una bella chiacchierata su skype. Al tavolino di un caffè bolognese io, nel suo appartamento berlinese lui.
Gerald è uno dei fondatori di un progetto che fin dalla prima volta che ne ho sentito parlare mi suscita mille domande, tanta curiosità e un po’ di sana invidia. Stiamo parlando di Coboat, probabilmente il primo e sicuramente il più famoso esperimento di coworking navigante al mondo, nato qualche anno fa sulle spiagge della Thailandia dalla fantasia e dal lavoro di un gruppo di amici/soci, che sono molto felici di condividere la propria esperienza e si sono volentieri prestati ad un’intervista.
© Coboat.org
Se non conosci Coboat, provo a spiegartelo in due parole: si tratta di un catamarano di 30 metri che farà, da programma, il giro del mondo a vela partendo dal Sud Est asiatico e procedendo verso Ovest.
A bordo, oltre all’equipaggio, chiunque vorrà salire a bordo per una o più settimane per condividere uno spazio di lavoro e di navigazione con sconosciuti, evidentemente simili per vocazione al nomadismo digitale e alla voglia di esperienze nuove e inusuali.
Ma Coboat ha tante anime: la navigazione, la condivisione, la tecnologia, la salvaguardia dell’ambiente, lo sviluppo di nuove idee imprenditoriali e non. Con Gerald ho cercato di parlare di tutto quello che ruota intorno al progetto, ma credo proprio che per capire fino in fondo dovrò salire a bordo, prima o poi.
Gerald, Perché Avete Scelto Una Barca a Vela per Lanciare il Vostro Coworking?
L’idea è nata nello spazio di CoHub in Thailandia: eravamo un gruppo di amici e collaboratori nei nostri lavori on line, ma soprattutto eravamo tutti appassionati velisti e subacquei. La barca a vela sembrava la scelta più normale!
Poi il progetto è cresciuto ben aldilà di quello che pensavamo inizialmente: quando abbiamo comprato il catamarano stimavano in due mesi il tempo per rimetterlo a posto, e sono già più di 12 mesi che è in cantiere…
Oltre ad una questione di investimenti crescenti c’è anche da considerare molto più tempo del previsto da dedicare al progetto, quindi qualcuno dei partner iniziali ha lasciato e altri sono entrati.
E’ tutto in evoluzione. Coboat è un progetto non profit: noi tutti abbiamo altri lavori, per lo più on line, che ci danno da vivere, mentre Coboat è la nostra passione.
© Coboat.org
In Quanti Siete Adesso ad Occuparvi di Coboat?
Siamo in sei: un ingegnere segue il cantiere, un marketing manager e un sales manager, una persona che si occupa delle prenotazioni, più io e Karsten, l’altro socio fondatore. Ma uno degli obiettivi principali che ci siamo dati con Coboat è la creazione di una comunità e in un certo modo tutte le persone che vengono a bordo contribuiscono alla crescita e allo sviluppo del progetto.
Karsten e Gerald, Coworking Marina Phuket © Coboat.org
Per esempio all’inizio non avevamo assolutamente in mente di occuparci di questioni ambientali, ma molte delle persone che vengono a bordo non sono abituate ad andare per mare e hanno subito notato l’enorme quantità di plastica e immondizia che galleggia negli oceani.
Così è nata quasi spontaneamente l’anima ecologista di Coboat: tutti i nostri profitti vanno in beneficienza ad associazioni che si occupano di salvaguardare l’ambiente marino, e a bordo stimoliamo la nascita di nuove idee di social business che riguardino il problema dell’inquinamento.
Il bello della comunità è che genera forza, nuove idee: il cambiamento che promuoviamo non è solo ad un livello personale, ma ne possono beneficiare tutti quelli che sono interessati a quello che facciamo e ai problemi di cui ci occupiamo.
© Coboat.org
© Coboat.org
I legami che si creano in barca sono molto più forti, in genere, di quelli che si possono creare nello stesso tempo in altri spazi. Mi sembra uno dei punti di forza di un’esperienza di coworking in mare.
Assolutamente sì. Noi diciamo che più di uno spazio di coworking, Coboat è un coworking camp e un’esperienza di coliving ad alta intensità. A bordo abbiamo tutto il tempo e i mezzi per lavorare, ma non ce ne stiamo seduti davanti al portatile tutto il giorno, passiamo molto tempo a parlare o a fare attività in acqua, che siano vela o immersioni. Così si creano legami fortissimi tra le persone anche se non lavorano insieme per tante ore.
Anche lo stretto contatto con la natura aiuta molto: le persone a bordo si trovano in un ambiente diversissimo da quello a cui sono abituate, sono più rilassate, più stimolate, più propense a pensare fuori dagli schemi. E’ il bello della barca a vela.
Che Tipo di Persone Vengono a Bordo con Voi?
Beh, una settimana a bordo costa circa 1.000 euro, a cui si devono aggiungere le spese di viaggio: diciamo che siamo su una fascia medio alta di reddito.
Salire a bordo di Coboat è quasi un “giro di boa” nella carriera delle persone che vengono a bordo: persone mediamente mature, che hanno già successo, non necessariamente nomadi digitali, anche se molti lo sono.
Sul nostro sito non troverai un “prenota adesso” ma un “fai domanda adesso”: vogliamo essere quanto più sicuri possibile che a bordo avremo persone che hanno ben chiara la missione di Coboat e che non si aspettano una settimana di festa e drink…
Prima dell’imbarco la nostra community manager contatta tutti e chiede quale contributo vorrebbero dare a Coboat, così mettiamo insieme il programma della settimana.
© Coboat.org
© Coboat.org
Qualcuno che Ha Navigato con Voi Ha Una Storia che Ti Ha Colpito in Particolare?
La storia più esemplificativa di Coboat è quella di Becky, la nostra marketing manager.
Lavorava da 9 anni in una compagnia farmaceutica, sempre nel marketing, e stava cercando già da un po’ un cambiamento quando ha letto di Coboat.
Due giorni dopo si è licenziata e ha prenotato 9 settimane a bordo di Coboat. Quando abbiamo capito che saremmo partiti in ritardo per via della ristrutturazione della barca l’abbiamo contattata per informarla e trovare una soluzione. Lei ha colto la palla al balzo, è venuta in Thailandia ed ha cominciato a lavorare con noi. Ma ha mantenuto buone relazioni anche con i suoi datori di lavoro, per cui continua a lavorare due gironi alla settimana in remoto. Ed è perfino stata promossa!
Da Marinaio Sono Molto Affascinata dagli Aspetti Tecnici di Coboat: la Ristrutturazione, la Generazione di Energia e – la Domanda che Vi Sentirete Porre più Spesso – la Connessione a Bordo. Che Ci Dici a Riguardo?
Non sono un tecnico, e credo che tu ne sappia più di me in materia di generatori solari ed eolici, sistemi a propulsione non inquinanti etc. Coboat vuole essere una barca ecologica, e stiamo lavorando molto per trovare i partner giusti che ci forniscano le più aggiornate tecnologie per navigare senza inquinare.
Per quanto riguarda la connessione, come sai finché si è vicini alla costa non ci sono problemi, ma ormai anche al largo le connessioni si fanno sempre più veloci: nuovi satelliti, nuovi hardware, nuovi sistemi e prezzi sempre più bassi.
Qualche anno fa un progetto come Coboat non sarebbe stato neppure pensabile per via delle connessioni instabili, ma si fanno passi avanti enormi e credo proprio che tra due anni rideremo di questi problemi. Intanto noi abbiamo cominciato…
© Coboat.org
Il programma di Coboat, come avrei capito, è un work in progress. Quest’estate il team sta navigando nelle acque del Mediterraneo (e spero di incontrarli alle Baleari a settembre per un’altra chiacchierata) su barche noleggiate. Per tutte le informazioni aggiornate www.coboat.org