27 Marzo 2018 | Giuseppe Masili
Come Mai Abbiamo Smesso di Pretendere Una Vita Migliore?
Secondo me ciò che manca oggi per avere una vita migliore è la leggerezza, la libertà, la felicità. Troppo stress. Troppo sbattimento e poca sostanza.
Young hiker in black pants and shirt is sitting on cliff's edge © Shutterstock.com
Incredibilmente lo so, dobbiamo provare dolore. Non hai letto male. Dobbiamo annoiarci. Dobbiamo provare ansia. Dobbiamo essere per forza infelici e scontenti. Dobbiamo sentirci obbligati. Dobbiamo provare rabbia e dobbiamo reprimerla. Dobbiamo in generale vivere pochi momenti di felicità passeggera.
Ti sei mai chiesto il motivo? Ieri ho provato a farlo ed ecco una mia personale interpretazione.
Ci complichiamo la vita. Lo facciamo talmente tanto che occorrono consulenti esperti per cercare di sbrogliare la matassa e capire le cause di alcuni avvenimenti. Anche lo psicologo più preparato ha bisogno di diversi incontri per cercare di ricostruire il motivo che ha generato quella particolare emozione e non sempre ci riesce. E anche metre siamo presi da queste insane situazioni non ci fermiamo. Assolutamente no. Non si può.
Vogliamo conquistare il mondo. Essere i migliori. Non fare mai errori. Gli errori non sono ammessi in questa società, ma li commettiamo comunque. Dobbiamo fare felici mamma e papà e far vedere loro che possiamo realizzare i loro sogni. Ascoltare i consigli degli amici e non essere giudicati negativamente da loro. Cerchiamo a tutti i costi qualcuno con cui litigare.
Dobbiamo trovare, a tutti i costi, il cattivo della nostra storia, perché parliamoci chiaro, noi siamo sempre i buoni. Ma se siamo tutti buoni e tutti in cerca di un cattivo, come è possibile che lo troviamo… sempre? Un bel casino vero?
I fastidi crescono, i pesi sulle spalle aumentano e si fa sempre più fatica ad alzarsi al mattino. Diventa sempre più difficile addormentarsi alla sera. Lavoriamo troppo. Lavoriamo troppo con la mente. Non stanchiamo più il corpo. Questa situazione ti sembra familiare? Ti riconosci?
Il Cambiamento
Change New Motivation Development Ideas Concept © Shutterstock.com
Prima di cambiare radicalmente le nostre giornate, mia moglie ed io, provavamo questi sentimenti. Ero spesso arrabbiato e non ne conoscevo chiaramente il motivo. Avevo una insana voglia di impormi. In alcuni casi, questa mia capacità risultava fondamentale, in altri faceva un gran casino. Perciò mi ritrovavo spesso a farmi un’unica importante domanda: ma tutto questo sbattimento di ogni giorno ha senso? Tutte queste auto che ogni mattino vanno in una direzione e la sera nel senso opposto … perché lo fanno?
Vivo e viviamo il giorno della Marmotta da anni, è sempre tutto uguale. Personalmente mi annoiavo e per quanto conosca tutto ciò che sarebbe succeso non ero in grado di prevederlo e migliorarlo. Consumavo le mie giornate e gettavo parte del mio tempo prezioso. Continuavo ad osservare la mia vita come uno spettatore può fare davanti un film che ha già visto tantissime volte.
Conosci le battute a memoria. Ma ad un certo punto, finalmente, mi sono chiesto: ha senso guardarlo ancora? Voglio passare altri 10 anni della mia vita seduto sul divano a guardare le stesse scene? Ho preso il telecomando ed ho cercato altri canali.
Troppo Stress
© Giuseppe Masili
Un tempo era il contrario. Ci si faceva un gran mazzo. Servivano braccia forti. Ci si spezzava letteralmente la schiena e la mente la si usava poco. Durante questi lavori il pensiero poteva spaziare.
Se ci si faceva male fisicamente era chiaro che era necessario un periodo di riposo. Bastava notare una camminata strana, una schiena piegata, per consigliare una bella pausa:”Perché non ti riposi, non stai bene”.
Oggi non è più così. Lavoriamo solo con la mente e i sintomi di stanchezza non sono spesso facilmente identificabili. Anche perché ci siamo abituati a coesistere con persone zoppe, o gobbe mentalmente. Lo siamo anche noi?
Lo stress fa parte del nostro quotidiano. Lo abbiamo accettato. Nessuno può prendersi un periodo di stop per riposare la mente. Inconcepibile. O sei sano o sei un matto. Non esistono vie di mezzo o sfumature. In generale c’è tanta stanchezza mentale. Se non l’hai ancora fatto ti consiglio di leggere questo articolo [La Qualità della Vita].
Potremmo essere fatti solo di due mani per battere sui tasti della tastiera, un collo e un gran testone. Non è detto che l’evoluzione umana con il tempo ci conduca a questa nuova creatura: l’Homo Testone o Tastone (sempre per via della tastiera).
Ma cosa cavolo stiamo facendo?!? Perché lo stiamo facendo?!? Come mai non pretendiamo una vita migliore? Perché non proviamo a realizzare qualcosa di meglio? Come mai rimaniamo inchiodati lì a guardare sempre lo stesso film?
Sappiamo che in alcuni luoghi si può vivere incredibilmente meglio e spendendo meno. Perché non pensiamo di trasferirci o di viverci almeno per un po’? Sappiamo che in vacanza si sta bene. Perché allora non cerchiamo di vivere il più possibile un momento vacanziero? Ci sarà un modo. Ci sarà qualcuno che c’è riuscito. Come avrà fatto? Come posso confrontarmi con questo incredibile essere? Quali strumenti avrà usato? Quali informazioni avrà letto? Quali esperienze avrà già fatto? Sono tutte domande fondamentali che dovrebbero impegnare il nostro ragionamento. Ma spesso nulla.
Continuiamo a vivere apatici e insensibili al cambiamento. Tanto, parliamoci chiaro, meglio non creare problemi e rimanere seduti nel nostro banco di scuola.
L’Intervallo
Runner on mountain forest trail checking looking at stopwatch © Shutterstock.com
Poi decidi. Riempi uno zaino, prendi un volo. Atterri. Sei in vacanza. Si apre il portellone. Inizia la tua gita. Respiri. Tutto è diverso. Tutto è possibile. La vita improvvisamente ti sorride. Il tuo cervello torna ad avere idee brillanti ed ambiziose. Perché tutto intorno a te si muove. Tutto scorre. Le persone sono felici. Non sono chiuse in ufficio alla loro fredda scrivania o in un negozio, sono in spiaggia, sono immerse nella natura o sono in città stupende o sono semplicemente in movimento.
Provano leggerezza, trasmettono leggerezza, provano emozioni. Inizi a scrivere, inizi a progettare idee, ragionare su possibili opportunità, tutto è possibile. Ma, la vacanza, ad un certo punto finisce. Risali sull’aereo. Torni a casa. Si apre lo stesso portellone di prima, ma la città la conosci. La gente è sempre la stessa. I luoghi sono familiari. Il tuo cervello ritorna sui vecchi schemi consolidati. Qui non è possibile. Qui si fanno solo alcune cose noiose. Qui si lavora. Qui non ci si diverte. Qui si discute. Qui occorre lottare per ottenere. Qui qualcuno mi deve dire cosa devo fare. Qui bisogna solo fare. Qui bisogna far finta di ascoltare.
La Programmazione Mentale
Man holding x-ray human brain © Shutterstock.com
Nel precedente articolo:”Vuoi Diventare Un Nomade Digitale? Riprendi il Controllo della Tua Vita” ti ho parlato dell’importanza di avere un cruscotto finanziario chiaro e definito, ma grazie ai commenti ricevuti a questo articolo mi sono accorto che il problema non sono i soldi o la gestione del denaro, ma è un altro. Si certo avere soldi o gestirli nel modo giusto aiuta, ma solo quando abbiamo deciso di cambiare.
La verità è che siamo semplicemente bloccati. Sappiamo cosa andrebbe fatto e in alcuni casi anche cosa fare, ma non lo facciamo. Perché?!
Ecco in breve la nostra programmazione mentale. Questa registrazione è avvenuta nel tempo. Piano piano. Per diverse cause effetto, il nostro cervello sa che ora non si può più scherzare. Non si può giocare, non ci si può divertire. Ora bisogna solo fare. La campanella è suonata per la seconda volta e l’intervallo è finito. Bisogna tornare in classe e seguire la lezione anche se sinceramente ci annoia, non ci serve a nulla, la dimenticheremo il prima possibile e quell’insegnante non ci sta tanto simpatico.
Siamo stati abituati. Giorno dopo giorno, ora dopo ora, minuto dopo minuto, secondo dopo secondo. Come mai a scuola non ci hanno insegnato ad essere felici? Come mai non ci hanno insegnato a vivere o a viaggiare? Non ci hanno parlato dell’unione tra le varie culture, ma dei confini di ogni stato. Ci hanno trasmesso una marea di nozioni e ci hanno anche interrogato su quei dati, ma a te interessavano? Erano le informazioni che volevi per il tuo futuro? Ti servono? Le usi giornalmente? Oltre a leggere, scrivere e fare i calcoli, immagino che utilizzerai un 10% di tutto ciò che è stato spiegato a scuola. Perché?
Ti Ricorda Nulla?
Wedding photos in album © Shutterstock.com
Durante il periodo scolastico dovevamo alzarci presto, molto presto. Fare tanti chilometri nel traffico sopra un autobus o in auto per arrivare a scuola in tempo. Ti ricorda nulla? Entrare, provare quel freddo, quell’umidità che solo un luogo chiuso tutta la notte può generare. Ti ricorda nulla? Sedersi in un banco gelato ed incominciare con la prima lezione:”Ah sì Storia. Bene. Chissà cosa sarà successo di nuovo? Niente.”. Ma dobbiamo seguirla tutta. Ti ricorda nulla? Poi Lettere, ora Matematica e via con tutta la sequenza di cose da fare.
I giorni passano ed è sempre tutto uguale. Ti ricorda nulla? Poi dopo il fantastico fine settimana torna il Lunedì. Hai l’interrogazione. L’ansia sale. Ti ricorda nulla? Fino a quando non suona finalmente la campanella. In quel preciso istante scoppia la gioia. Via. Si parte. Cibo. Amici. Chiacchiere. Risate. Incontri. Opportunità. DRIIIIIIIIIIN. Lo sguardo deluso verso quella fastidiosa campana di latta marrone posta in alto con quei due strani fili arrotolati che le danno alimentazione. Bastardi. Si torna tutti in classe. Ti ricorda nulla?
Siamo stati educati, a scuola, a non essere felici. Poi a casa davanti la TV: un bel cartone animato con tanti bei nemici da combattere. Noi siamo i buoni! Questa situazione paradossale di confort cerchiamo involontariamente di mantenerla anche da “grandi” e anche se il nostro superiore è oggettivamente un idiota e non dovrebbe ricoprire il posto che occupa. Non siamo in grado di lamentarci perché il professore va rispettato anche quando non se lo meriterebbe affatto. Ti ricorda nulla?
La cosa incredibile è che ancora adesso, se abbiamo dei figli, vogliamo iscriverli allo stesso percorso che ha, in un certo senso, contribuito oggi alla nostra infelicità. Un percorso studiato per creare persone ubbidienti. Non liberi ribelli.
L’Intervallo ad Agosto
August 1st. Image of august 1 wooden color calendar © Shutterstock.com
Per quanto sia triste, si tratta comunque di una situazione conosciuta. Di una situazione chiara. Senza particolari pericoli. Molto simile a quella che abbiamo vissuto da ragazzi. Alla quale siamo stati abituati e in alcuni casi piegati. Sappiamo ciò che potrà succedere e ciò che non potrà accadere e incredibilmente l’infelicità diventa una situazione che ci da quella sicurezza alla quale non riusciamo a rinunciare e ci accontentiamo dei pochi minuti di vita durante l’intervallo delle vacanze di agosto o natale. Un momento durante il quale tutta la scuola fa pausa. I corridoi sono pieni. Si fa fatica ad andare in bagno e alle macchinette c’è una coda epocale. Ti ricorda nulla?
Ti Ricordi quello Sfigato?
Young man in bow tie sitting with book in hands © Shutterstock.com
Ed ora torniamo per un secondo con la mente in classe. C’era sempre un ragazzo che preferiva rimanere seduto al banco a consumare la sua merenda invece di alzarsi ed uscire dalla classe? Te lo ricordi? Sì sì quello tutto preciso. Quello che non combinava mai nulla di strano. Quello che veniva sempre deriso. Se ci pensi bene, facevi fatica a capire il motivo per il cui preferisse stare lì seduto invece di divertirsi. Bene ora guarda te stesso e cerca di capire se lavori troppo. Cerca di capire se durante i momenti di libertà comunque pensi al lavoro. Se mangi seduto alla scrivania. Cerca di osservarti con attenzione. Devi essere sicuro di non essere diventato quel tuo strano compagno di classe che preferiva stare in classe durante l’intervallo, anche perché quel tipo l’ho incontrato ed oggi ha un centro Diving a Tenerife. Lavora in costume la maggior parte dell’anno. Sta all’aria aperta e trasmette leggerezza, libertà e felicità.
Devi Sapere Una Cosa Importante
Young man is looking at the sunrise © Shutterstock.com
Ormai è chiaro. Viviamo in attesa, ma di cosa? Siamo in attesa della prossima pausa? Solo in quel momento si potrà vivere? Ma la scuola dell’obbligo è finita e la campanella non c’è più. Provo a ripeterlo. La scuola dell’obbligo è finita e la campanella non c’è più. Non suona più automaticamente. Sei TU che devi decidere di farla suonare. Provo a ripeterlo. Sei TU che devi decidere di farla suonare.
DRIIIIIIIIIIN. Ri-Creazione!
C’è anche un altro incredibile e sorprendente vantaggio. Puoi decidere anche la durata della pausa. In classe avevi 15 minuti di libertà. Ora, puoi scegliere TU quanto durerà il tuo intervallo. Lo so ti può suonare strano, perché la parola intervallo porta con se un concetto negativo. Durante l’intervallo lo studente può riposare oppure muoversi dal banco, giocare con i compagni, consumare la merenda. Si sa che l’intervallo ha un inizio e una fine e che poi dovrai tornare a sederti sulla sedia e appoggiarti sul freddo banco dal quale eri partito.
Io preferisco chiamarla in un altro modo Ri-creazione. Devi proprio e necessariamente ricrearti. DRIIIIIIIIIIIIIIN. La ricreazione inizia oggi e durerà il tempo necessario. Il tuo tempo di qualità. Ed attenzione: quando e se finirà, non dovrai tornare ad ascoltare cose noiose che non ti interessano. Scegli. Scegli tu la lezione da seguire. Apprendi solo ciò che veramente ti piace e dopo aver vissuto ed imparato, non ti dimenticare di tornare come insegnante. La scuola e la vita oggi hanno tanto bisogno di bravi insegnati che hanno vissuto fino in fondo, che hanno girato il mondo e abbattuto i loro personali limiti mentali.
Mentre cerchiamo di trovare la chiave dei nostri problemi il tempo passa e, non dimenticarlo, il tempo è un bastardo. Ti inganna agilmente con l’illusione di essere uno lento, ma, in verità, è velocissimo. Sembra ieri che… e guarda oggi. Sembrava non arrivare mai e sono già passati 3 anni.
Bene, spero di risentirti tra 3 anni e di poter vedere nei tuoi occhi quella gioia e quel senso di libertà che hai provato quando eri giovane, magari durante l’ultimo giorno di scuola quando hai sentito per l’ultima volta la campanella suonare. Te lo ricordi ancora? L’avevi dimenticato? Ora… cosa stai aspettando? Sei libero, vivi.