7 Ottobre 2014 | Giada Martini Riccardi
Vivere e Lavorare Viaggiando: Quello che Devi Mettere in Conto
Ecco quali sono stati gli svantaggi e i problemi più grandi che ho dovuto affrontare nel momento in cui ho deciso di vivere e lavorare viaggiando.
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Nell’immaginario collettivo molto spesso il Nomade Digitale è rappresentato come colui che è stato capace di liberarsi dall’oppressione di un tran-tran ripetitivo fatto di casa-lavoro; un uomo che con un balzo intergalattico stile Stargate, è diventato boss di se stesso, passato dal cubicolo del suo ufficio alle bianche spiagge tropicali, dove lavora con il suo laptop in pieno relax all’ombra di una palma.
Ricordo che tanti anni fa guardavo anche io, con una sorta di ammirazione mista a invidia, tutti quelli che erano partiti per “terre lontane”, e che si godevano la loro fighissima vita in viaggio.
Ho passato anni a sognare una vita simile, a programmare e a disfare come una tela di Penelope, i vari piani e pseudo-piani di espatrio/viaggio/nomadismo (piani che variavano a seconda del periodo!).
Quando è toccato a me, quando ho finalmente preso i cosiddetti ‘attributi’ fra le mani e mi sono lanciata, allora ho cominciato a capire appieno il famoso detto che recita; “non è tutto oro quel che luccica“, e… che tutto sommato, vivere e lavorare viaggiando per il mondo è senz’altro un’esperienza fantastica, ma come spesso avviene la realtà è diversa rispetto alle nostre aspettative.
Oltre a degli indiscutibili vantaggi che questo stile di vita offre come la libertà di lavorare ovunque, la possibilità di girare il mondo, il vantaggio di poter vivere e lavorare in Paesi dove il costo della vita è più basso rispetto all’Italia, l’opportunità di conoscere tanta gente, di poter gestire al meglio il nostro tempo e di dedicarci a quello che realmente ci appassiona, presenta però anche degli aspetti negativi e dei compromessi che occorre valutare di prima di accettare la sfida.
Qui di seguito voglio elencarti quelli che, sulla base della mia esperienza personale, sono stati gli svantaggi e i problemi più grandi che ho dovuto affrontare nel momento in cui ho deciso di vivere e lavorare viaggiando.
Attacchi di Solitudine
Io sono partita alla volta dell’Inghilterra da sola e non c’erano zero amici ad aspettarmi in terra nuova. Anche negli anni precedenti per scelta e non-scelta, avevo sempre viaggiato sia per brevi che per lunghi periodi da sola.
Ammetto che sono una grande sostenitrice del viaggiare da soli, ma alcune volte, quando meno te l’aspetti, specialmente se viaggi per lunghi periodi, la famigerata solitudine colpisce anche te che, agli occhi degli altri stai vivendo un’esperienza fantastica in un paese altrettanto fantastico.
É normalissimo sentirsi soli specialmente i primi tempi che si è in viaggio.
Conosci tanta gente, ma spesso sono amicizie superficiali, alcune te le porterai dietro per qualche mese, magari rimanendo in contatto con loro tramite i social network, qualcuno lo sentirai ancora dopo anni che hai lasciato quel Paese, ma la maggior parte delle amicizie purtroppo le perderai strada facendo.
In generale la tua vita sarà simile ad un aeroporto, saluti, arrivederci, benvenuti e così via. Parteciperai a tanti leaving parties (feste di arrivederci) ma prima o poi toccherà anche a te darne una … Onestamente anche dopo tanti anni, ancora non ci ho fatto ancora il callo, e forse non ce lo farò mai, ma va bene così!
Doversi Adattare
Viaggiare vuol dire pianificare, ma fino ad un certo punto. Non avrai mai l’assoluta certezza, neanche dopo decine di ore passate online ad informarti sulla nazione, sulla cultura, sui costi, sugli usi e costumi, che una volta arrivato lì non ci saranno degli “ups and downs”, ossia non ci saranno degli imprevisti.
Ritrovarsi a riprogrammare un percorso, acquistare altri biglietti aerei, riorganizzare le cose da fare, gli spostamenti, trasferte e così via. Il grande segreto è di essere come un Buddha, o almeno provare ad avvicinarti a come lui è stato.
Quindi cerca di mantenerti calmo, ridici su, sii elastico e flessibile, accetta con filosofia gli imprevisti e i fuori programma: come diceva Darwin “la sopravvivenza appartiene a colui che si sa adattare!”
Non Avere una Casa Tutta Tua
Difficilmente avrai una casa tua, se l’avrai sarà ovviamente momentanea e mai totalmente tua, visto che dopo un certo tempo toglierai le tende salpando verso nuovi lidi. Quindi che sia un ostello, una casa in condivisione con altri, una stanza o un appartamento preso in affitto, non la sentirai mai veramente tua, né la tratterai come tale.
Se decidi di vivere sotto lo stesso tetto e dividere il tuo spazio con altre persone di nazionalità , usi, costumi e mentalità diverse dalla tua, questo sicuramente ti aprirà molto la mente, ma alcune volte ti potrà far uscire ai matti!
Dovrai Stipendiarti a Vita
Sì parliamo di loro, i soldi. Magnifico essere il boss di te stesso, gestirti come ti pare e piace, non dipendere da nessuno se non da te stesso. Bello essere il boss, ma appunto perché sei il boss di te stesso, devi pure ovviamente darti uno stipendio!
Molti partono in quarta che neanche pare vero, via fuori dalla prigione, lontani dal tran-tran, dai petulanti colleghi, dalla cravatta e valigetta, o dal sì signore-no signore … e all’inizio cadi nella trappola del: dopo una vita di regole, basta regole!
Anche io all’inizio ho fatto così, zero regole, lavoravo quando ne avevo voglia, non mi davo orari e così via … ma se non produci non guadagni e la regola vale ovunque sia che lavori per altri che per te stesso.
Quindi devi imparare a gestirti, devi darti orari e regole, devi promuoverti tutto da solo, essere insomma allo stesso tempo il capo e il dipendente di te stesso. Non tutti ne sono capaci, a parole sembra semplice darsi una disciplina, ma nei fatti… spesso è tutt’altra storia!
Perdersi i Pezzi per Strada
Quanti compleanni, feste, cerimonie, anniversari mi sono saltata? Tanti. Non sempre sono potuta rientrare in Italia, spesso mi è dispiaciuto, e anche parecchio.
Partire è semplice e grazie ai social network e a Skype si riesce a stare in contatto con amici e famiglia. Ma alcune volte Skype non basta, non ti permette di essere fisicamente vicino a qualcuno, di veder crescere qualcuno, di condividere fisicamente qualcosa … specialmente se stai via da anni, alcune volte ti perdi proprio interi pezzi di vita lungo la strada.
Lo sai e lo accetti, anche se alcune volte non è così “easy” (facile). Ma questo vale anche per la vita che vivi in quel momento nel paese dove hai deciso di vivere, perché quando riparti, quando ti sposti, lasci indietro facce e posti, e più viaggi, più si accumulano come una dolce malinconia che va a far parte del tuo “zaino mentale” che si riempie ad ogni tappa, ad ogni nuova meta.
Abituarsi alle Reazioni degli Altri
All’inizio è tutto un figoo, bellooo, che invidiaaa, maddaiii sei forte! Poi passano gli anni, tu sei ancora lì fuori in viaggio, e qualcuno comincia a chiedersi se dopo tutto questo viaggiare, dopo tutto questo nomadismo, tu non ci stia tanto con la testa, insomma prima o poi le radici da qualche parte le dovrai mettere, no?
Specialmente in famiglia, dopo il giro di boa dei trenta, dopo anni che stai in giro, con un lavoro che qualcuno capisce altri no, zero radici, solo valige, cartine, facce e posti nuovi, un laptop sotto il braccio, e miriadi di foto postate sui social network, possono iniziare a farsi domande e anche a te può iniziare a pesare.
Amici che si sistemano, si sposano, figliano e tu ancora lì con lo zaino in giro per il mondo. Certo, è la vita che ami e hai scelto, ma ci possono essere momenti di riflessione, di introspezione. Momenti in cui ti chiedi che stai facendo e dove vuoi arrivare.
Per esempio, mia sorella,l’altro giorno, mentre chiacchieravamo di uomini, mi ha detto che io sono uno spirito indipendente e libero… ho il grande dubbio che fosse un modo carino per dirmi che, con tutto questo mio girare, non mangerà mai i miei confetti!
Differenze Sempre Più Profonde
Viaggiare apre la mente. Nolente o volente , viaggiare ti fa prendere delle craniate, ti apre gli occhi su molte cose, ti fa rivalutare aspetti che prima mai avresti preso in considerazione, ti fa abbandonare cose per te prima vitali e ti costringe a guardarti dentro, molto in profondità. Diciamo che viaggiare è una sorta di lunga seduta forzata dallo psicologo, per alcuni anche un elettroshock.
Più sei in viaggio lontano da casa, maggiormente cambi ottica, modo di pensare, ragionare, di vivere e di vestire. Ridi pure, ma io ho vestiti per quando vivo in Inghilterra e vestiti per quando scendo in Italia, perché diciamo che alcuni trovano “strambo” il modo in cui mi concio qui in UK.
A cambiare è però soprattutto il modo di vedere e sentire le cose. Io sono diventata più tollerante e aperta al prossimo, ho mandato a casa parecchi pregiudizi, mi sono disfatta di certi meccanismi auto-lesionisti, ho messo la testa a posto su certe cose mentre su altre l’ho persa. Ho alleggerito il bagaglio mentale, sono diventata per forza di cose più flessibile ed elastica e molte cose ancora.
Il viaggio è una trasformazione totale, ti porta su altre dimensioni, che ti allontanano da ciò che eri. Di sicuro la Giada che è partita anni fa, non ha fatto più ritorno.
Quindi capita che una volta che torni a casa, ti scontri con la vecchia mentalità – che poi era la anche la tua – e gli altri, sentendo certi discorsi e storie, o vedendo certi tuoi comportamenti, possono guardarti un po’ come fossi ET.
All’inizio può essere un ostacolo duro, ma dopo un po’ imparerai a non farci più caso e anzi, ti verrà un moto d’orgoglio perché saprai di essere cambiata, cresciuta, che sei in un certo senso migliorata, anche se ti suonerà strana la distanza mentale fra te e il tuo vecchio mondo.
Mi fermo qui, questa è una piccola lista personale di quello che ho sentito durante questi anni, e tu cosa ne pensi, ti ritrovi o no con la mia esperienza?