29 Luglio 2023 | Giovanni Filippi
Visto Italiano per Nomadi Digitali: Facciamo Chiarezza
È stato pubblicato il Decreto che fissa le modalità e i requisiti del visto italiano per nomadi digitali: quali sono le caratteristiche di questo visto e le domande che apre tra gli esperti e gli addetti ai lavori?
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Il visto italiano per nomadi digitali è finalmente realtà: il 4 aprile è stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale il “Decreto 29 febbraio 2024” che fissa le modalità e i requisiti per l’ingresso ed il soggiorno di cittadini di Stati non appartenenti all’Unione europea, che svolgono un’attività lavorativa altamente qualificata attraverso l’utilizzo di strumenti tecnologici che consentono di lavorare da remoto.
Il Governo italiano aveva approvato la Legge 25 del 28 Marzo 2022, di conversione del D.L. Sostegni-ter, contenente numerosi emendamenti tra i quali il riconoscimento ufficiale del “nomade digitale”. Nello specifico il D.L. 4/2022 (articolo 6-quinquies), con il quale, di fatto, si è implementato il T.U. immigrazione (D.Lgs. 286/1998), aggiungendo, appunto, la figura del nomade digitale nell’articolo 27, appositamente dedicato agli “ingressi in Italia per lavoro in casi particolari”.
Purtroppo in merito ai decreti attuativi non si era più saputo nulla fino alla fine di febbraio, quando grazie all’interrogazione parlamentare portata avanti dall’Onorevole Giulia Pastorella, la situazione si è finalmente sbloccata.
L’Onorevole era intervenuta alla Prima Conferenza sul Nomadismo Digitale in Italia organizzata dall’Ass.Italiana Nomadi Digitali a Novembre 2023, dove si era impegnata proprio a portare avanti questa interrogazione parlamentare.
Il Comitato Tecnico Scientifico dell’Associazione Italiana Nomadi Digitali, nell’ambito delle sue attività di osservatorio, ha iniziato a studiare il decreto e pensa sia fondamentale aprire una serie di tavoli di lavoro per sensibilizzare l’opinione pubblica in merito a queste tematiche e supportare i policy maker con proposte per la semplificazione dei processi di richiesta, ottenimento e gestione del visto.
Il primo incontro è fissato per martedì 16 aprile alle ore 17 e sarà possibile seguirlo online sulla pagina Linkedin dell’Associazione Italiana Nomadi Digitali
Che cos’è un visto per nomadi digitali
Un Digital Nomad Visa è essenzialmente un permesso temporaneo che consente di lavorare da remoto rimanendo legalmente in un Paese straniero per un determinato periodo di tempo.
La maggior parte dei Paesi concede visti per nomadi digitali della durata di 12 mesi, ma la durata varia molto da Paese a Paese, con la possibilità di prolungare il soggiorno e di estenderlo ai familiari.
Secondo l’Organizzazione Mondiale del Turismo, tra i 54 Paesi analizzati che offrono “Digital Nomad Visa”:
- Il 47% offre visti con durata fino a un anno.
- Il 39% esenta i nomadi digitali dal pagamento delle tasse nel Paese ospitante.
- Solo il 17% non prevede requisiti di reddito minimo.
- Il 76% offre la possibilità di richiedere il visto online.
- L’80% elabora le richieste entro un mese.
- Solo il 6% delle destinazioni non prevede costi per la richiesta del visto.
Questi visti vengono di solito concessi a nomadi digitali e lavoratori da remoto che possiedono i requisiti richiesti e sono in grado di dimostrare entrate reddituali derivanti dalla loro attività professionale, o contratti di lavoro sufficienti al proprio sostentamento economico. Le entrate reddituali che vengono richieste variano da Paese a Paese.
Il visto per nomadi digitali differisce da un tradizionale visto turistico perché consente di soggiornare molto più a lungo nel Paese straniero, offrendo, a tutti gli effetti, la possibilità di diventare residenti temporanei di un altro Paese, mentre si continuano a pagare le tasse nel proprio Paese d’origine. Nella maggior parte dei casi infatti i nomadi digitali non sono tenuti a pagare le tasse nel Paese ospitante.
Molti governi stanno estendendo la durata temporale di questi visti per cercare di attrarre e trattenere più a lungo possibile i professionisti nomadi digitali, fornendo spesso anche incentivi economici, detrazioni e/o agevolazioni fiscali per chi sposta la propria residenza fiscale nel Paese. L’obiettivo di questi governi è quello di attrarre nel proprio Paese talenti con competenze innovative e altamente specializzate, sperando che nel lungo periodo questi possano scegliere di diventare residenti permanenti, avviare nuove startup oppure offrire le proprie competenze innovative a imprese e datori di lavoro locali.
– Tratto dal Terzo Rapporto sul Nomadismo Digitale in Italia –
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Le specifiche del Visto Italiano per Nomadi Digitali
Le specifiche del visto italiano per nomadi digitali elencate di seguito fanno riferimento al testo del “Decreto 29 febbraio 2024” pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale.
Definizioni
Il decreto definisce come:
- nomade digitale -> lo straniero che svolge attività di lavoro autonomo attraverso l’utilizzo di strumenti tecnologici che consentono di lavorare da remoto
- lavoratore da remoto -> lo straniero che, attraverso l’utilizzo di strumenti tecnologici che consentono di lavorare da remoto, svolge attività di lavoro subordinato o di collaborazione secondo le modalità di cui all’art. 2, comma 1, del decreto legislativo 15 giugno 2015, n. 81
Reddito minimo
Per richiedere il visto è necessario dimostrare di avere un reddito annuo pari almeno al triplo del livello minimo richiesto per l’esenzione dalle spese sanitarie, ovvero circa 28.000 euro.
Assicurazione sanitaria
Il richiedente deve possedere un’assicurazione sanitaria completa, valida a livello nazionale per tutta la durata del soggiorno.
Alloggio
Il richiedente deve disporre di idonea documentazione relativa alle modalità di sistemazione alloggiativa.
Esperienza lavorativa
Viene richiesto di dimostrare di avere esperienza lavorativa di almeno sei mesi nell’attività che si dichiara di svolgere da remoto dall’Italia. Il richiedente dovrà presentare anche il contratto di lavoro o collaborazione o la relativa offerta vincolante per lo svolgimento dell’attività lavorativa.
Dichiarazione del datore di lavoro
Il richiedente dovrà presentare un’autocertificazione sottoscritta dal proprio datore di lavoro che attesti anche l’assenza di condanne penali negli ultimi 5 anni.
Modalità di richiesta
Il richiedente dovrà presentare la domanda per il visto presso un ufficio consolare competente, allegando la propria carta d’identità e la dichiarazione del datore di lavoro. Gli uffici effettueranno controlli a campione su tali dichiarazioni per verificarne la conformità.
All’arrivo
Entro 8 giorni dall’arrivo nella destinazione italiana scelta, il soggetto deve richiedere il permesso di soggiorno alla questura della provincia di arrivo, presentando la stessa documentazione vidimata dall’ufficio consolare. Permesso che verrà rilasciato con “mezzi a tecnologia avanzata”.
Durata
Il permesso di soggiorno è rilasciato per un periodo non superiore a un anno ed è rinnovabile annualmente se permangono le condizioni e i requisiti che ne hanno consentito il rilascio.
Estensione familiare
Ai familiari del richiedente è consentito il ricongiungimento: a loro verrà rilasciato un permesso di soggiorno per motivi familiari con una durata pari a quello rilasciato al richiedente.
Copertura previdenziale e fiscale
Il richiedente soggetto alla legislazione straniera può beneficiare degli accordi bilaterali tra l’Italia e il suo Paese d’origine. In assenza di questi si applica la disciplina previdenziale e assicurativa prevista dalla legislazione italiana.
Per quanto riguarda le normative fiscali, il richiedente deve attenersi a quelle vigenti in Italia, con la possibilità del Fisco italiano di attivare lo scambio di informazioni con altri Paesi sull’affidabilità fiscale del soggetto.
Codice fiscale e partita iva
Una volta ottenuto il permesso di soggiorno, verrà assegnato dalla questura locale un codice fiscale, mentre tramite l’Agenzia delle Entrate può essere richiesto il rilascio di una partita IVA.
Negazione
Il visto può essere negato sulla base dei precedenti penali del richiedente o per l’assenza di uno dei precedenti requisiti.
Revoca
Il visto può essere revocato in seguito al mancato rispetto degli obblighi fiscali e previdenziali da parte del richiedente o alla scadenza di uno dei requisiti precedenti
Le domande che apre il Visto Italiano per Nomadi Digitali
“La crescita globale del movimento dei nomadi digitali avrà (o meglio, sta già avendo) implicazioni decisive anche sulle norme in ambito lavorativo, su quelle sull’immigrazione e sulla tassazione dei singoli Paesi. Spesso infatti i professionisti nomadi digitali lavorano o collaborano da remoto con aziende che hanno sedi in Paesi diversi da quello di residenza, e spesso si trovano a vivere più o meno temporaneamente in Paesi terzi, diversi sia da quelli dove ha sede l’azienda per cui lavorano, sia da quelli dove ufficialmente loro risiedono.
Affrontare le questioni relative alla tassazione, alla previdenza sociale e ai diritti del lavoro può essere complesso. Ma al tempo stesso riteniamo non possa essere più rimandato.
Oltre a trasformare la forza lavoro globale i nomadi digitali contribuiranno attivamente anche alla trasformazione economica e sociale dei Paesi, dei territori e delle comunità locali all’interno delle quali decideranno di muoversi.”
– Tratto dal Terzo Rapporto sul Nomadismo Digitale in Italia –
Ecco alcune delle considerazioni dei membri del Comitato Tecnico Scientifico dell’Associazione Italiana Nomadi Digitali.
# Sergio Antonelli, Avvocato Baker McKenzie e Presidente ad interim del CTS, dice che “dal punto di vista migratorio ci sono diversi punti per i quali si aspettano circolari esplicative con maggiori dettagli. L’importante è predisporre tutte le informazioni e i moduli in diverse lingue (oltre che italiano e inglese anche spagnolo, portoghese e forse cinese e russo), perché la traduzione stessa rappresenta un attrattore.
Certamente ci sono aspetti come la documentazione relativa alle modalità di sistemazione alloggiativa o la possibilità di tramutare questo visto in un altro, che andranno in qualche modo attenzionati e agevolati. ”
# Luca Furfaro, Consulente del Lavoro, sottolinea che “dal punto di vista fiscale e previdenziale quando queste persone sono in Italia vengono trattati come soggetti italiani. Banalmente questo significa che dovranno iscriversi e versare l’INPS come fanno tutti gli altri lavoratori, dipendenti e autonomi che siano.
Insomma il visto ci pone davanti a una gestione agevolata per l’ingresso di questi nuovi soggetti, ma che una volta entrati dovranno fare i conti con la gestione ordinaria.
Sarebbe importante iniziare a capire che cosa viene fatto anche negli altri stati da questo punto di vista.”
# Giorgio Cortona, Partner Dottore Commercialista e Revisore Legale, continua “questo porta necessariamente al tema della doppia imposizione : all’atto pratico, non avendo la residenza, porterà chi dichiara a dover pagare il doppio, incentivando probabilmente l’evasione.
Un regime che funziona è un regime semplificato, ma attualmente non è previsto, bisognerà immaginare qualche agevolazione e semplificazione per far sì che il visto sia veramente un driver di attrazione e non si riveli invece un’arma a doppio taglio, disincentivando chi vuole trasferirsi temporaneamente nel nostro Paese.”
# Francesco Biacca CEO e cofounder Evermind Srl, si chiede “una volta entrati, quali siano le possibilità per questi soggetti di entrare effettivamente nel mercato del lavoro italiano e nella vita delle comunità e quali possano essere delle dinamiche che permetteranno alle aziende e ai territori di beneficiare delle competenze di questi talenti, senza che questo visto si trasformi in una semplice estensione di un classico visto turistico.”
# Nicolò Boggian , CEO di WhiteLibra , sta lavorando per modernizzare il mercato del lavoro: “l’attuale normativa di diritto del lavoro non regolamenta le forme di lavoro da remoto, è necessario istituire la figura dell’impresa digitale su piattaforma, che ha caratteristiche ed esigenze ben diverse dall’impresa tradizionale, per dare maggiori opportunità e tutele ai nomadi digitali, ai lavoratori dell’industria tech e ai nuovi imprenditori che vorranno investire su tecnologia ed economia della conoscenza.”
Questi esperti si incontreranno il giorno 16 aprile alle ore 17 live su LinkedIn in una prima tavola rotonda dal titolo “ Le caratteristiche fiscali, previdenziali e le possibilità lavorative del visto italiano per nomadi digitali“ .
Per raccontare e comunicare ufficialmente che l’Italia ha approvato il visto italiano per nomadi digitali e che il Comitato Tecnico Scientifico aprirà un ciclo di incontri per approfondirne le specifiche, sensibilizzare l’attenzione pubblica su queste tematiche e proporre soluzioni e possibili spunti per migliorare e semplificare le modalità di rilascio del visto e la gestione burocratica dei richiedenti.