8 Settembre 2015 | Jonathan Pochini
Come Sono Diventato Un Nomade Digitale
Ti racconto come, grazie a Internet, sono riuscito a conquistarmi la libertà di poter vivere e lavorare ovunque
Photo Credit © Jonathan Pochini
Bondi Beach, Sydney, Australia | questa foto dovrebbe illustrare il fatto che un nomade digitale può lavorare dove gli pare. Ovviamente nessuno è così pazzo da mettersi a lavorare sotto il sole cocente…
A febbraio 2009 ho rinunciato a una proposta di contratto a tempo indeterminato e mi sono trasferito in Australia. Questa si è rivelata la mossa più azzeccata per la mia vita professionale. Ma partiamo dall’inizio.
Una laurea quinquennale ottenuta con calma (10 anni), un Master in “digital writing” (scrittura digitale), qualche lavoretto temporaneo e tre siti pubblicati più per fare esperienza che per altro… ho iniziato tardi a lavorare nel Web: passati i 30 anni, quando ho risposto a un annuncio per “copywriter per il Web” offerto da un’agenzia a Firenze.
Ciò comportava già un primo trasferimento: da una provincia italiana non troppo matura tecnologicamente a una città più in sintonia con quella che sarebbe stata la mia professione. Un primo piccolo passo che ho fatto non senza timori: spostarsi, trasferirsi in un posto nuovo comporta sempre un piccolo o grande salto nell’ignoto e questo fa sempre un po’ paura.
La Gavetta
La promessa di poter lavorare online, da casa, era già inclusa in questa prima offerta di lavoro: 3 mesi in ufficio e poi libero di lavorare come “esterno”.
La prospettiva era interessante quanto improbabile: la promessa infatti non è mai stata mantenuta. Le aziende, quelle non mature, tendono a voler mantenere un certo controllo sui propri dipendenti.
Ad ogni modo… dopo un periodo di entusiasmo iniziale l’azienda si è poi rivelata poco seria e quindi ho deciso di andarmene. Ma l’esperienza è stata ugualmente fondamentale: ho imparato le basi della Search Engine Optimization (per dirla in poche parole “come portare un sito Web in prima pagina su Google”), ho approfondito la mia conoscenza dei codici di sviluppo dei siti Web ma soprattutto ho incontrato colleghi e collaboratori che in seguito si sono rivelati preziosissimi come fonte di clienti ed eventuali altre collaborazioni.
Dopo aver lasciato questa prima azienda ho passato alcuni mesi a studiare codici di programmazione e ad approfondire diverse competenze relative al mio lavoro… ho anche fatto un primo timido tentativo per mettermi in proprio, ma obiettivamente avevo ancora poca esperienza, non avevo una valida rete di clienti e non sapevo come muovermi per costruirla.
Così, poco dopo aver aperto Partita IVA, ho avuto l’occasione di lavorare in un’altra agenzia Web, stavolta molto più seria. Avevo bisogno di esperienza.
In questa seconda agenzia mi sono trovato bene: l’ambiente era positivo e stimolante, il lavoro non era male e la prospettiva era quella di ottenere, dopo un anno a progetto, un contratto a tempo indeterminato.
Ma alla fine… quale sarebbe stata la prospettiva esistenziale? 40 ore di lavoro a settimana, quattro settimane di ferie l’anno e così via per i prossimi 30 anni almeno. Era questa la vita che mi si prospettava? Cosa ci fai con quattro settimane di ferie l’anno, quando in realtà desideri esplorare nuovi progetti esistenziali o semplicemente girare il mondo?
Così queste riflessioni, e complici quelle sulla scoraggiante situazione politica ed economica italiana, mi portarono in una piovosa domenica d’autunno a cercare su Internet un progetto esistenziale alternativo: finisco su un forum dedicato all’Australia, contatto qualche ragazzo che si stava preparando alla partenza ed inizio un percorso che mi porterà dall’altra parte del mondo.
In Australia
La scusa ufficiale per andare in Australia era quella di fare un corso di inglese di 12 settimane. Ma in realtà ero appunto alla ricerca di nuove opportunità di vita: l’esplorazione è andata a buon fine e in Australia ci sono rimasto per altri 4 anni.
L’obiettivo di mettermi in proprio era temporaneamente accantonato e, durante il mio corso di inglese a Sydney, ho provato a trovare un lavoro da dipendente. Ma il mio inglese aveva ancora molte lacune e non era facile trovare un lavoro in un settore in cui il linguaggio è una parte fondamentale.
Ero arrivato quasi alla fine del mio visto in Australia e se non avessi trovato una soluzione sarei dovuto tornare in Italia. E non ne avevo nessuna voglia!
Photo Credit © Jonathan Pochini
Surf in Crescent Head (NSW) | 12 settimane passate semplicemente a studiare inglese e ad esplorare l’Australia e l’Australian Way of Life: il più bel regalo che mi sia mai fatto!
Così ho provato a fare questa mossa: ho aperto un blog gratuito su blogspot, l’ho riempito con il mio profilo, il mio curriculum, il mio portfolio e ho lanciato una campagna AdWords (gli annunci sponsorizzati di Google) specificamente progettata per trovare un datore di lavoro. Mi è andata bene: con 30 euro ho trovato il contatto con un’agenzia di Sydney con cui ho collaborato per i successivi 3 anni e mezzo (se vuoi leggere tutta la storia la trovi qui: Trovare lavoro con AdWords).
Per i primi mesi è andata alla grande: ero in Australia, un Paese ancora nuovo per me, lavoro in agenzia ce ne era a sufficienza e io potevo migliorare il mio inglese semplicemente vivendo la mia vita di tutti i giorni.
Poi è arrivata la “bassa stagione” e lavoro in agenzia non ce ne era più. Era necessario trovare altri clienti!
E così è stato: a parte momenti scoraggianti nei quali il mio conto corrente australiano si abbassava pericolosamente i clienti sono iniziati ad arrivare… da precedenti contatti, dai miei amici e collaboratori in Italia, da altre mie iniziative e operazioni sul Web.
Ma soprattutto una più approfondita conoscenza dell’inglese mi ha permesso di allargare il mercato dei miei potenziali clienti dalle limitate e forse non ancora mature aziende italiane a quelle di tutto il mondo, pronte ad investire su Internet e sul mio lavoro.
Poco dopo anche il lavoro in agenzia è iniziato a riprendere e così mi sono ritrovato spesso a lavorare più di quanto avrei voluto.
Location Indipendent
Quando nell’estate 2011 sono dovuto tornare in Italia per motivi familiari avevo già una mia decorosa rete di clienti. Così non ho smesso di lavorare ma anzi ho continuato a far crescere la mia rete di contatti e a sviluppare i miei progetti, senza la “perdita di tempo” del dover andare in agenzia a lavorare!
Una cosa è infatti lavorare per i propri clienti e per i propri progetti, una cosa è lavorare per i clienti di qualcun altro!
Prima di tornare in Australia per l’ultima volta sono anche andato in Thailandia per 7 settimane, mi sono portato dietro il laptop e ho continuato a lavorare anche da lì… poco: quando un paio d’ore di lavoro ti bastano per fare la tua giornata in un’isoletta tropicale a basso costo della vita e quando ti trovi in un bungalow a 2 passi dal mare (e quando ti iscrivi ad un corso intensivo di yoga che ti occupa 6 ore al giorno)… la lista delle tue priorità cambia parecchio!
Photo Credit © Jonathan Pochini
Koh Samui, Thailandia | questa foto la spaccio per “il mio ufficio a Koh Samui”… Ovviamente non è vero!
L’ultimo anno passato in Australia è stato caratterizzato da molto lavoro con i miei clienti online e da poco lavoro con l’agenzia.
Per certi versi la situazione era un po’ preoccupante perché Sydney è una delle città più care del mondo e lavorare in agenzia mi dava una certa sicurezza: obiettivamente a casa non riuscivo a lavorare le stesse ore che lavoravo in agenzia, quindi guadagnavo di meno (ma avevo anche più tempo per approfondire diversi progetti).
Ci sono stati mesi interi in cui potevo fare affidamento solo sui miei clienti. Così la decisione finale è maturata con una certa sicurezza: potevo lavorare da dove mi pareva, le mie tariffe erano le stesse a prescindere dalla mia posizione nel mondo e vivevo in una delle città più care al mondo (senza contare il dover scendere a costosi compromessi con i visti di ingresso per stare e lavorare in Australia).
Cosa me ne facevo di stare a Sydney? Così sono ripartito, di nuovo in Thailandia, stavolta diretto a Nord.
Photo By Flying Pharmacist CC-BY-SA-3.0 http://creativecommons.org/licenses/by-sa/3.0, via Wikimedia Commons
Chiang Mai, Thailandia, la “Capitale Mondiale dei Nomadi Digitali”
Ci sono un sacco di ragioni secondo le quali Chiang Mai viene considerata la “capitale dei nomadi digitali” e tra queste ragioni io ci metterei:
- basso costo della vita
- ottima qualità della vita
- buona connessione Internet disponibile ovunque
- possibilità di incontrare altri nomadi digitali
La mia intenzione era esplorare lo stile di vita “nomade digitale” e Chiang Mai sembrava proprio il posto adatto per farlo (e lo era e lo è tuttora).
Il quartiere di Nimman Road (Nimmanhaemin) è dove si trova la maggior parte dei nomadi digitali. Puoi decidere di lavorare a casa con la tua connessione Internet o andare in qualche café predisposto ad accogliere questi strani personaggi che arrivano armati di laptop e iniziano a smanettare per ore e ore. Nelle pause magari ne conosci qualcuno e ci fai 2 chiacchiere.
Non credo di aver trovato un ambiente più stimolante di Chiang Mai per il mio lavoro: si incontrano nomadi e imprenditori digitali, si fa “networking”, si condividono esperienze, ci si dà qualche dritta a vicenda.
I 2 mesi passati a Chiang Mai, a Nimman Road, a contatto con i nomadi digitali mi hanno cambiato, mi hanno dato un’altra prospettiva di quella che potrebbe essere la direzione delle mia futura vita professionale: se sono riuscito a passare gradualmente da una posizione di dipendente ad una posizione di professionista freelance, oggi le mie energie e ambizioni si vogliono muovere verso la realizzazione di progetti e idee imprenditoriali personali e autonome. Magari ci metterò altri 4 anni ma è già qualcosa avere la consapevolezza di dove si voglia andare a parare.
Photo Credit © Jonathan Pochini
Monachini al tempio di Doi Suthep, Chiang Mai | ho spedito uno di questi monachini in Italia ma si è fermato alla dogana perché nel pacco ho scritto “souvenir” senza specificare il valore in termini monetari del contenuto. Ho dovuto compilare un form e spedirglielo indietro. That’s Italy, baby!
Back to Italy
Sono tornato in Italia da un paio di mesi. A quanto pare, dopo 4 anni con l’ABN (Australian Business Number, leggi “Partita Iva Australiana”), riesco a riaprire – non senza timori – la Partita IVA. Di sicuro voglio tornare a svernare a Chiang Mai, Thailandia, Sud Est Asiatico e continuare ad esplorare la vita nomade digitale e a incontrare e fare “networking” con altri “Location Independent Entrepreneur” che prediligono quell’area.
Nel frattempo mi posso godere una bella estate italiana e magari fare qualche esplorazione in Europa: magari Malta, dove un amico incontrato a Chiang Mai vuole sviluppare la consapevolezza dell’isola come meta per nomadi digitali (vedi il gruppo facebook Malta Digital Nomads) oppure le Canarie, base di un altro nomade digitale olandese con cui sono venuto in contatto in Thailandia.
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