24 Luglio 2024 | Ilaria Cazziol
Il Lavoro da Remoto è Finalmente tra Noi
Le statistiche e i dati di questo report globale ci mostrano un mondo del lavoro svecchiato, innovativo, sempre più flessibile e da remoto!
Photo by Annie Spratt / Unsplash
Lo ammetto: guardandosi intorno qui da noi, in Italia, non sembra affatto che sia così. Eppure il lavoro da remoto è veramente tra noi!
Lo dimostrano i dati e i trend globali recentemente raccolti e pubblicati da MerchantSavy in questo report aggiornato al 2020: Global Remote Working Data & Statistics – Updated Q1 2020
I risultati di questo report che arrivano dall’estero fanno davvero spalancare gli occhi e sobbalzare il cuore. Perché finalmente, dopo anni di ruoli minoritari e casi studio più unici che rari, pare che finalmente il lavoro da remoto sia una realtà consolidata con un trend in crescita costante.
Mentre in Italia nomadismo digitale (stile di vita ovviamente reso possibile in larga parte dalla possibilità di lavorare da remoto) significa soprattutto freelancing, partita IVA, espatrio, etc, le ricerche in questa pagina ci mostrano un quadro completamente diverso che comincia a diventare la normalità.
Sono le aziende, di tutte le dimensioni e forme, a riconoscere finalmente nel lavoro da remoto una modalità innovativa e smart, un vantaggio per i professionisti e per il datore di lavoro, una possibilità concreta e green di un maggior equilibrio tra vita privata e lavoro.
Noi nomadi digitali lo sosteniamo da un po’, in fondo!
E così, silenziosamente, nel mondo il numero di persone che lavora da remoto è cresciuto del 159% dal 2005, 11 volte di più di qualsiasi altra forza lavoro.
Sempre più Remoti, Sempre più Normali
Il gap tra i diversi Paesi è più grande che mai, con la Germania che apre le fila europee per numero di aziende che offrono modalità flessibili di lavoro e persone che considerano questo essere la normalità. In Italia non siamo messi così male (non tanto quanto il Giappone, almeno), con il 59% delle aziende che offrono un qualche tipo di flessibilità e il 72% di persone che lo considerano normale.
Certo, se andiamo a confrontarlo con la media dei nostri vicini europei, la situazione è drammatica. Ma ormai lo sappiamo: arriviamo dopo, ma prima o poi arriviamo anche noi.
L’opinione ormai consolidata è che, come riporta Harvard Business Review, “se il sistema di lavoro è pronto per essere remotizzato, ovvero se si può svolgere in maniera indipendente e il personale è pronto a farlo, implementare il WFA (Work From Anywhere) è vantaggioso sia per il lavoratore che per l’azienda”.
Rimane il fatto che ancora sono i livelli più alti degli organigramma aziendali a lavorare maggiormente da remoto (il 55% dei C-Level e il 48% dei VP Level), ma sono i più giovani a farlo di più (70% 18-34 anni).
Ognuno, con minime differenze in base all’età, la considera una possibilità per essere più produttivo, migliorare l’equilibrio vita-lavoro, ridurre lo stress, praticare i propri hobbies e…viaggiare, ovviamente!
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Sempre Più Remoti, Sempre Più Soddisfatti
Che la libertà, soprattutto la libertà di gestire il proprio tempo, sia un valore incommensurabile, è chiaro ai nomadi digitali dalla notte dei tempi. E ora che i numeri stanno crescendo ed è finalmente possibile elaborare delle statistiche, pare che la cosa non sia solo confermata, ma che sia anche strettamente correlata con produttività e soddisfazione.
Il 13% dei lavoratori da remoto non solo si sente più produttivo, ma prende anche meno giorni di malattia e ferie. L’85% di 15.000 aziende remote nel mondo analizzate riporta un aumento della produttività complessivo.
Il lavoro da remoto è anche un risparmio di costi (si stimano 4.5 miliardi entro il 2030 solo negli US), e un modo eccezionale per trovare e soprattutto trattenere i talenti.
Più della metà delle persone ha considerato l’idea di cambiare lavoro per il semplice fatto di non poter disporre di orari flessibili in quello attuale (io in effetti rientro perfettamente in questo gruppo, e l’ho pure fatto!), e più del 70% sostiene che sarebbe più “fedele” al proprio datore di lavoro se fosse più libero.
Poi, chi ha fatto il grande passo, utilizza finalmente una parola che non siamo abituati ad associare al lavoro: FELICE. Ben l’80% dei lavoratori remoti si definire felice del proprio lavoro. Non è ciò che desideriamo tutti?
Sempre Più Remoti, Sempre Più Sostenibili
Se questo non bastasse, gli studi dimostrano un altro enorme vantaggio del nomadismo digitale: il miglioramento in termini di sostenibilità ambientale.
Se tutti coloro che hanno un lavoro “remotizzabile” lavorassero a casa almeno per metà del tempo, si potrebbero risparmiare fino a 54 milioni di tonnellate di gas serra dovuti ai trasporti per gli spostamenti casa-lavoro. Sarebbe come applicare enormi blocchi del traffico generalizzati e togliere 10 milioni di auto dalle strade!
In generale chi lavora da remoto e i nomadi digitali, per motivi culturali e logistici, hanno stili di vita e di consumo a minore impatto ambientale: consumano meno, sono minimalisti, prediligono le esperienze agli acquisti fisici, non supportano l’inflazione dei prezzi delle case nei grandi centri lavorativi, e molto altro. È davvero una situazione win-win per tutti.
Conclusioni
Certo, non è tutto oro quel che luccica Ci sono potenziali aspetti negativi che possono avere anche un impatto profondo sui lavoratori da remoto, in particolare quelli legati al senso di solitudine e isolamento (19%). Ma anche “staccare” dal lavoro diventa più difficile quando non si hanno orari fissi, e per alcuni (22%) è una vera e propria sfida.
Per vincerla, in entrambi i casi, è essenziale la tecnologia. Quella stessa innovazione che ci ha permesso di lasciare gli uffici in primo luogo, oggi deve invece rendere gli uffici un non-luogo in cui incontrarsi, stare insieme, crescere.
Ed è proprio quello che sta succedendo, con gli strumenti per il lavoro da remoto che si moltiplicano giorno dopo giorno.