10 Settembre 2019 | Frida Del Din
Normative e Contratti: Tra Smart Working e le Nuove Frontiere del Lavoro Freelance
Le nuove tecnologie stanno sempre più favorendo un tipo di lavoro agile, flessibile e da remoto. Ma cosa cambia a livello di normative e di contratti quando parliamo di Smart Working e di lavoro freelance?
Copy of employment contract on the desk © Di Novikov Aleksey / Shutterstock
Da circa un anno ho deciso di trasferire online la maggior parte della mia attività, un pò perché sono appassionata di nuove tecnologie e un pò perché il desiderio di “svecchiare” la mia professione, rendendola più agile e snella, nasce da lontano, quando camminavo per le vie della Silycon Valley per la mia tesi di laurea e respiravo già l’aria dell’innovazione e della rivoluzione tecnologica che, dopo qualche anno, sarebbe arrivata anche in Italia.
Insomma l’idea di lavorare in modo “smart”, slegata da un luogo fisico e da un orario prestabilito era già presente in me nel lontano 2001, quando vedevo le persone lavorare con i loro laptop al caffè all’angolo o nella biblioteca della città.
People at Starbucks © Di Sorbis / Shutterstock
Per questo mi ritengo in qualche misura pioniera dell’abbandono dell’immagine dell’avvocato seduto dietro ad una scrivania di mogano scuro e circondato da una enorme libreria colma di libroni pesanti e polverosi per abbracciare un concetto di avvocato più leggiadra nelle modalità di erogazione del servizio e più vicina al mondo attuale, dove le informazioni e le conoscenze dell’intera umanità sono accessibili attraverso un sottile dispositivo che sta comodamente sul palmo di una mano.
Le nuove tecnologie, infatti, stanno sempre più favorendo un tipo di lavoro agile e flessibile, dove i concetti di luogo di lavoro ed orari diventano del tutto irrilevanti.
Questo fattore non è passato inosservato al legislatore italiano, anche se si è messo in moto un pò in ritardo rispetto agli altri Paesi europei, primi fra tutti quelli Scandinavi e la Danimarca.
Qual’è Attualmente lo Stato dell’Arte dello Smart Working?
Penso non ti stupisca sapere che la percentuale di persone che lavorano in modo flessibile in Italia, nell’ambito del classico rapporto di lavoro subordinato, è al di sotto del 17% (cioè molto meno della media europea che è del 40%). Si tratta di un’evoluzione che in Italia è un pò lenta nell’affermarsi a causa di un retaggio culturale ed una normativa fermi agli anni ’70.
Eppure i vantaggi di questo tipo di lavoro sono enormi! Basti pensare al fatto che questa tipologia di lavoro ha registrato un aumento della produttività del 35-40%, una riduzione del tasso di assenza dal lavoro del 60% nonché un miglioramento del “work-life balance” ed un impatto positivo sul tema della sostenibilità ambientale, dovuta alla riduzione degli spostamenti.
Insomma la formula è win-win-win: vince l’azienda, vince l’ambiente e vince la qualità di vita del lavoratore!
In quanto nomade digitale molto probabilmente sarai un lavoratore autonomo freelance munito di Partita IVA, che lavora con un computer e una connessione ad internet. Si tratta del modo di lavorare più snello e flessibile possibile.
Qual’è la Differenza tra Lavoro Autonomo e Lavoro Agile?
Con la Legge 81/2017 (c.d. “Jobs act del lavoro autonomo”) si tenta di regolamentare entrambe le ipotesi di lavoro autonomo, da un lato, e di lavoro (subordinato) agile dall’altro.
Naturalmente sganciare il lavoro subordinato dal concetto tradizionale e trasformarlo in un “lavoro agile” è un processo che richiede molti aggiustamenti e cambi di prospettiva, con problematiche specifiche da risolvere ed esigenze contrapposte da contemperare.
Per quanto riguarda il lavoro autonomo, invece, sembra un pò più facile. In linea di massima se il lavoro non richiede espressamente la presenza in un luogo preciso, ben si presta a svolgersi in qualunque luogo e in qualunque orario. Proprio per questo viene definito lavoro autonomo.
Qual’è lo Stato dell’Arte del Lavoro Subordinato?
Per quanto riguarda il lavoro subordinato, il passaggio dalla staticità al dinamismo incontra una serie di problematiche da superare e l’assunzione di nuove competenze e responsabilità in capo al datore di lavoro e al lavoratore.
Da un lato la flessibilità potrebbe portare ad una situazione di overburning dove il lavoratore potrebbe trovarsi ad essere reperibile anche fuori dal normale orario di lavoro e a fare molte ore di lavoro straordinario non retribuito. Dall’altro lato è indispensabile garantire, in capo al datore di lavoro, dei meccanismi ispettivi adeguati per l’esercizio dei suoi diritti di controllo e disciplinari.
Altri aspetti riguardano la parità di retribuzione tra lavoro in sede e lavoro agile, la tutela paritaria in caso di malattia professionale ed infortunio sul lavoro ed in itinere e la necessità di dotare il lavoratore di attrezzatura adeguata per poter svolgere in maniera ottimale le mansioni cui è preposto.
Perché Esiste Una Regolamentazione Anche del Lavoro Autonomo?
Per quanto riguarda il lavoro autonomo si potrebbe pensare di trovarsi nel mondo del libero mercato perfetto, dove la domanda e l’offerta di lavoro si incrociano nell’ambito della libera contrattazione delle parti interessate.
Invece la realtà è ben diversa, perché di fronte ad un freelance, da un lato, ed una grossa azienda (magari multinazionale) dall’altro, il potere contrattuale si sbilancia necessariamente a favore di quest’ultima.
Ecco perchè col Jobs act del lavoro autonomo si sono voluti regolamentare alcuni aspetti critici che questo sbilanciamento di forza contrattuale spesso comporta nella pratica quotidiana.
Il freelance, che in Italia equivale a dire lavoratore autonomo, è per definizione una persona fisica che realizza un’opera o un servizio, dietro corrispettivo di un prezzo, con lavoro prevalente proprio e senza vincolo di subordinazione nei confronti del committente.
Quindi il freelance “produce” e vende da solo il prodotto o servizio per il committente, molto spesso creando qualcosa di personalizzato e su misura per quest’ultimo.
Non stiamo, quindi, parlando di un imprenditore che dispone di un’ampia organizzazione di mezzi, di capitali e di persone per produrre un prodotto o servizio “di massa”.
Ecco, quindi, che il freelance è una persona che si muove – da sola – in un mercato altamente competitivo, trovandosi spesso ad avere a che fare con grandi aziende che, chi più e chi meno, cercano di imporre delle condizioni molto gravose per ottenere un lavoro di alta qualità professionale ad un prezzo e a condizioni molto vantaggiose.
Nella situazione appena dipinta, balza agli occhi un certo squilibrio “contrattuale” tra il freelance e la grossa azienda che porta molto facilmente a costringere il primo ad accettare clausole che non vorrebbe accettare.
Quali Tutele Prevede il Jobs Act?
In questo tipo di rapporti, che siano della durata di una settimana, di un mese o di anni, è fondamentale disporre di un contratto scritto, dove i reciproci diritti e doveri siano riportati chiaramente nero su bianco.
Dedicare un pò di tempo a leggere e comprendere ciò che c’è scritto nel contratto che ti stai accingendo a firmare è il primo saggio passo da compiere per garantirti un’adeguata tutela.
Il Jobs Act cerca di riportare i rapporti contrattuali in equilibrio, prevedendo ad esempio che il rifiuto di mettere per iscritto le clausole del contratto, la possibilità per il committente di modificare unilateralmente le condizioni contrattuali, di recedere dallo stesso senza un congruo preavviso e la previsione di un termine di pagamento superiore ai 60 giorni, sono tutte clausole abusive e prive di effetto.
Significa che queste clausole possono essere scritte nero su bianco e sottoscritte anche 2 volte, ma non potranno mai essere ritenute effettive davanti ad un Giudice e, quindi, è come se non fossero state mai scritte e firmate.
Sempre per lo stesso principio, sono state estese anche per i lavoratori autonomi le normative relative al contrasto nel ritardo dei pagamenti (D. lgs. 9 ottobre 2002, n. 231) ed ai divieti di abuso di dipendenza economica (art. 9 D. lgs. 30 marzo 2001, n. 165).
Insomma lo scopo è quello di riportare un giusto equilibrio tra gli attori del mercato, in modo da garantire la dignità e la libera determinazione delle parti in gioco.
Pertanto non ti accontentare di accettare passivamente qualsiasi proposta senza prima avere letto attentamente e ben ponderato i termini e le condizioni dell’accordo.
Cosa Succede se Collabori con Una Società Straniera?
Il Jobs act che abbiamo appena citato è una legge italiana che riguarda solo i rapporti regolati dalla legge italiana.
Cosa succede se tu sei residente in Italia e la società committente è straniera? O se sei residente in un altro Stato membro dell’Unione, la società committente è italiana e magari il contratto è stato sottoscritto negli Stati Uniti?
In questo caso le cose si complicano un pò ed occorre prima di tutto stabilire quale sia la legge applicabile al caso concreto, in base a quanto stabilito nel contratto o, in mancanza, sulla base delle Convenzioni internazionali e gli accordi bilaterali.
Fino a che si tratta di Paesi membri dell’Unione Europea, le politiche di armonizzazione delle legislazioni interne di ciascuno Stato membro, offrono molti strumenti volti a promuovere la libertà di stabilimento ed un equilibrio che non possa falsare la libera concorrenza del mercato.
Quando, invece, si va al di fuori dell’UE, occorre prestare un pò più di attenzione. E’ molto importante fare attenzione a quanto stabilito nel contratto.
Di solito, tra le ultime clausole, è indicata qual’è la legge applicabile a quel determinato contratto. Normalmente il soggetto contrattuale più forte cerca di imporre la legge a sè più favorevole (non sempre sceglie la propria legge nazionale, se è meno favorevole).
Quindi se devi firmare un contratto che ti impegnerà per lungo tempo e che prevede l’applicazione di una legge straniera, prima di firmarlo è sempre bene verificare con un legale la reale portata e impegni di quel contratto (se vuoi ricevere una consulenza a distanza, puoi prenotarla sul mio sito www.legaledigitale.com).
E’ utile sapere, infine, che la scelta di una giurisdizione competente per decidere eventuali controversie insorte sul contratto non determina automaticamente che la legge applicabile sia corrispondente a quello Stato: per farti capire meglio, accade molto più spesso di quanto si possa pensare che un Giudice italiano si trovi a dover applicare norme di un altro Stato, così come un Giudice francese potrebbe doversi trovare ad applicare la legge italiana.
Quindi è importante leggere sempre con attenzione tutto il contratto prima di firmarlo, tenendo conto che, oltre a quanto scritto clausola dopo clausola, esso è governato anche da regole nazionali ed internazionali che possono integrare e talvolta prevalere anche su alcune clausole, a seconda della legge applicabile al medesimo.
Photo Credit: Shutterstock.com
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