Quarantena da Nomade Digitale: Come Ripartire Quando si Deve Stare Fermi

Come reagisce un uccello che non può più volare? Questa oggi è la sfida dei Nomadi Digitali. Tra paure e nuove idee provo a condividerti qualche spunto di riflessione molto personale.

Ilaria Cazziol: Da sempre al posto fisso preferisco l’idea di un lavoro che mi permetta di viaggiare e di godere della mia libertà. Amo la comunicazione digital e dopo qualche intenso anno in un’agenzia ho deciso che volevo realizzare i miei sogni: così mi sono messa in viaggio, scrivendone su viaggiosoloandata.it e facendo copywriting, SEO e traduzioni come freelance.

Pubblicato il: 20 Aprile 2020 | Categoria:

In questo momento di massima emergenza, in cui tutto il mondo, ora letteralmente, si è fermato, stiamo tutti affrontando una situazione di cambiamento forzato. E ho l’impressione che, come al solito, anzi ora più che mai, il mondo si divida in due: chi copre la testa con la sabbia e aspetta che la tempesta passi, magari condendo il tutto con deliziosi manicaretti fatti in casa; e chi esce fuori a giocare nelle pozzanghere.

Devo ammetterlo: non ho ancora capito a quale delle due categorie appartengo io al momento. Da una parte sono fermamente convinta del potere terapeutico delle crisi, della loro capacità di metterci davanti a porte più grandi di quelle che apparentemente sembrano chiudere.

Dall’altra, faccio fatica a trovare un nuovo ruolo sociale e personale in questo strano mondo che si sta delineando. Rimango attaccata al vecchio, non perché abbia paura del cambiamento, ci vado a letto tutte le sere con quello…ma perché il vecchio mi piaceva molto.

Perché il mio definirmi nomade digitale, ciò che negli ultimi anni ho fatto, ciò a cui per tanto tempo mi sono dedicata, è l’antitesi di quello che sta succedendo ora.

Ma come?! Qualche settimana fa ho scritto un articolo che potrebbe sembrare apparentemente contraddittorio rispetto a questo, –Lavoro e Relazioni da Remoto in Tempo di Crisi – La Lezione dei Nomadi Digitali– in cui sostenevo che i Nomadi Digitali fossero in qualche modo “più preparati” a ciò che stava succedendo, e fornivo qualche suggerimento e strumento per fronteggiare la crisi che ci spingeva improvvisamente tutti a “remotizzarci”.

In realtà, continuo ad esserne convinta: a livello di “vita remota”, siamo dei maestri in questo contesto. Ma, ora più che mai, dopo settimane di stop forzato al mondo intorno a noi, sono anche convinta del contrario.

Perché questa crisi, questo isolamento forzato, è tutto il contrario di ciò che il nomadismo digitale è, di ciò in cui abbiamo investito, specialmente quando lo si guarda nel lungo termine.

Ho scelto il lavoro da remoto per poter vivere e lavorare ovunque, per poter essere padrona del mio tempo e poterlo dividere a mio piacimento tra dovere e piacere. Ora mi trovo a farlo per obbligo, con una possibilità di “piacere” molto limitata. Senza la libertà, che consideravo sacra. Senza la capacità di vedere più avanti del mio naso di cosa sarà nel nostro futuro.

La matematica è facile: nomade digitale. Libera professionista. Settore del turismo. Metti insieme gli ingredienti, shakera con un po’ di coronavirus e quarantena, e ottieni un cocktail quantomeno amaro.

Insomma, mi sento come un uccello a cui hanno tarpato le ali. Di cosa parlo, ora che il cielo è fuori portata? A cosa ambisco, se sono bloccata a terra? Come mi rendo utile, come mi reinvento, quando sono costretta a imparare a strisciare?

Penso che molti si possano trovare a un punto simile al mio, a prescindere dalla situazione specifica. Facile dire quarantena quando si tratta di poche settimane. Facile prenderla positivamente quando il ritorno alla normalità sembra dietro l’angolo.

Ci si butta su nuove cose, quelle che non si aveva avuto il tempo di fare, quelle che si rimandavano. Ma quando poi quelle finiscono, e il tempo continua a dilatarsi? Quando si deve fare i conti con l’idea che non sia una pausa ma un cambiamento semi-permanente?

La vera sfida è qui, ora. Adesso che il governo ha rinnovato il lockdown in Italia, e il resto del mondo si chiude a riccio, mentre i numeri del coronavirus sparano fuori dai diagrammi cartesiani in cui sembravano ingabbiati. Ora, sì, penso che molti vedano questa nuova fase con occhi nuovi.

Vorrei poter scrivere che sono qui per dirti come uscirne. Mi piacerebbe avere la bacchetta magica che risolva tutti i miei e i tuoi problemi.

Purtroppo, invece, non ce l’ho. Ho solo una considerazione da condividere: questa non è una corsa di velocità, ma una maratona.

Forse mettersi a correre a più non posso non appena sentiamo lo sparo non è la strategia giusta. Forse sarebbe meglio, per quanto il mondo sembri dirci il contrario, prenderla con calma.

Osservare ciò che sta succedendo, fuori e dentro di noi, anche queste strane sensazioni che proviamo:

  • Sgomento
  • Paura
  • Ansia per il futuro
  • Incertezza

Strane cose davvero, per chi in teoria ci ha già fatto il callo tempo fa, per chi ha abbracciato il cambiamento e l’incertezza come stile di vita (qualunque freelance sa estremamente bene cosa intendo!).

Forse, invece di correre e sprecare le energie prima di sapere quanto è lungo il tracciato, non è così insensato camminare e prendersi del tempo.

Intorno a te vedi tutti che ti superano a velocità supersonica, e ti arrabbi: ti convinci che loro sappiano dove stanno andando e tu no, ti senti sbagliato. Ma la verità è che nessuno lo sa al momento, navighiamo tutti a vista. E reinventarsi non è cosa che si fa dall’oggi al domani, è sbagliato credere che sia così.

Bombardati da articoli, video, webinar e post di gente che ti dice di sapere dove sta andando, e che ti basta cliccare il grosso bottone arancione e lasciare i tuoi dati per scoprirlo anche tu, ci sentiamo raggirati, sballottati, in balia delle onde, tirati qua e là.

Allora forse meglio dire BASTA.

Fermi tutti: andate pure avanti, voi, io arrivo con calma.

Magari arriverò proprio imparando dagli errori degli altri, di quelli che mi hanno superato correndo.

Chissà.

Meglio rivendicare un nuovo tipo di minimalismo, non tanto di possedimenti o di attività digitali, ma di pensieri. Senza affannarsi dietro a tutti i nuovi trend, ma scegliendone uno, qualcosa che ci interessa, ci appassiona, e ricominciando da lì.

Forse prendersi una pausa, guardare le cose in prospettiva, allontanandosi un po’, è la chiave per capire il disegno dietro a tutti questi puntini apparentemente casuali.

Io ci voglio provare. A essere più indulgente, con questo periodo, con me stessa, con i miei sentimenti. Vuoi provarci anche tu?



Potrebbero Interessarti Anche: