8 Settembre 2015 | Jonathan Pochini
12 Strani Consigli per Chi Vuole Diventare Nomade Digitale
Se anche tu vuoi diventare un nomade digitale, ho alcuni consigli non convenzionali che voglio condividere con te! Sono sicuro che ti saranno di aiuto.
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Questo post è ispirato a molte discussioni, riflessioni e osservazioni che mi è capitato di fare con persone che in qualche modo erano interessate o incuriosite dallo stile di vita nomade digitale. Vediamo cosa ne viene fuori…
Innanzitutto ecco una sintesi aggiornata sulle 4 modalità attraverso le quali, secondo me, è possibile lavorare da nomade digitale:
– FREELANCER
Acquisci una o più competenze rivendibili su internet e sviluppi una tua rete di clienti online (è il mio caso di Consulente Online Marketing, ma è anche il caso di sviluppatori web, copywriter, assistenti virtuali, etc… o di qualsiasi altra professionalità rivendibile online).
– (MICRO)IMPRESA ONLINE
Crei un’attività di business online che ti permetta di essere economicamente indipendente (startup, ecommerce, vendita ebook, prodotti digitali, prodotti fisici, servizi di consulenza…)
– MANAGER REMOTO
Crei un’attività locale, ti tieni solo i compiti che possono essere gestiti in remoto e deleghi tutto il resto (è il caso di Tim Ferriss, descritto nel suo famoso libro 4 ore alla settimana)
– CONTRACTOR
Trovi un’azienda disposta a farti lavorare in remoto; per quanto lavorare in remoto fosse in teoria possibile sin da quando esiste internet solo ultimamente emergono i segnali che le aziende (soprattutto americane) si stanno aprendo in maniera significativa a questa possibilità.
Qualsiasi sia il caso che ti sembra il più fattibile per te, ecco i miei strani consigli per farti raggiungere al più presto il tuo obiettivo.
1) Ciò che Vuoi Veramente.
Se stai leggendo questo articolo sarai in qualche modo attratto dallo stile di vita nomade digitale. Magari senti un po’ di ammirazione per questi personaggi che sfruttano la possibilità di poter lavorare da dove gli pare… magari senti un po’ di invidia.
Riguardo ad ammirazione e invidia io uso tutt’oggi queste 2 “bussole”:
- ammiriamo negli altri le qualità che abbiamo in noi stessi… ma di cui non siamo ancora consapevoli.
- invidia… come sopra… solo che per attingere a queste qualità dobbiamo superare alcuni traumi, ferite o convinzioni a cui siamo particolarmente attaccati*.
*Mi suggerisce Vitiana Paola Montana (che ringrazio per la revisione di questo articolo) che il concetto di invidia è collegato a quello di autostima: con costanza e determinazione possiamo superare il sentimento frustrante dell’invidia impegnandoci a scoprire e a mettere a frutto i nostri talenti, qualità e passioni in una propria dimensione personale.
Ma soprattutto essere consapevole di ciò che vuoi veramente ti darà la forza di impegnarti per creare la tua attività online, per acquisire le competenze che ti mancano, per superare ostacoli e paure e per accettare rinunce e sacrifici se sarà necessario.
A dirla tutta per me non c’è stata una grande presa di consapevolezza delle mie reali volontà. Ma le mie attitudini naturali si sono espresse nelle scelte che ho preso e nelle azioni compiute seguendo l’istinto e le passioni del momento.
Se anche tu – come molti – non sai come rispondere alla domanda “cosa voglio veramente” prova a sentire cosa ti dicono le tue passioni e il tuo istinto.
Ma anche la domanda “qual’è la tua passione” potrebbe essere un po’ fuorviante: magari credi di dover rispondere con qualcosa tipo: “surf”, “yoga”, “fiori di bach”, “crescita personale”, “storia”, “politica” o il web in una delle sue articolazioni (“web design”, “facebook”, “blogging”…)
Se ti senti in difficoltà a rispondere in maniera così precisa ti invito a valutare cosa ti piace fare in termini di competenze generali: scrivere, macinare codice, fare ricerche, interagire con le persone, organizzare risorse, pianificare strategie, insegnare… sono tutte competenze rivendibili online!
2) E Ciò che Non Vuoi.
Spesso quello che vogliamo veramente è nascosto in quello che non vogliamo. Qualcuno sostiene addirittura che per trovare le nostre passioni dobbiamo prestare attenzione a quello che ci genera emozioni negative. Ecco che magari si può trovare la propria vocazione nell’aiutare gli altri o nel creare un prodotto o un servizio che risolva i problemi di un determinato gruppo di persone.
Per me quello che non volevo era abbastanza evidente dal fatto che un contratto a tempo indeterminato mi genera(va) più il terrore di una vita sterile e senza stimoli che un senso di stabilità e sicurezza.
A volte, se non ci sono troppe sovrastrutture mentali e troppe emozioni coinvolte, è possibile utilizzare questo trucchetto prima di prendere una decisione importante:
- immagina di scegliere l’opzione A e visualizza come sarebbe la tua vita prendendo questa decisione.
- poi immagina di scegliere l’opzione B e…
- Valutare e scegliere la soluzione che ci rende più felici… Non necessariamente quella che ci vede più ricchi, sicuri o di successo (di fatto sospetto che il successo inteso in termini di approvazione sociale sia un concetto un po’ “egoico”, un modo per compensare un’insicurezza di fondo… non è detto quindi che sia ciò che sarà in grado di farci sentire “realizzati”).
3) Ci Vuole Un Piano.
Uno dei miei interlocutori mi dice un giorno: “voglio anch’io diventare nomade digitale ma ho paura, sono un vigliacco“.
Gli rispondo di cuore: “se hai una tua rete di clienti online è questione di paura, se non ce l’hai è questione di strategia“.
Ci vorrà del tempo per sviluppare la tua rete di clienti o la tua attività online. Casomai tu abbia pagato e seguito un corso con un titolo fantasioso e promettente del tipo: “Diventa [quello-che-ti-pare] in X Giorni” e non ci sei diventato… non ti scoraggiare.
Ci vuole tempo per acquisire competenza e sicurezza, ci vuole tempo per individuare una propria nicchia, ci vuole tempo per creare una fonte di reddito più o meno stabile nel tempo.
Ci vuole tempo e ci vuole un piano, una strategia che contempli azioni mirate all’acquisizione di determinati requisiti che ci permetteranno di affrontare ulteriori azioni in vista del raggiungimento del nostro obiettivo.
Sempre seguire i propri sogni! Ma con un piano (o un business plan) e dopo una bella analisi di mercato!
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4) Il Piano è Nessun Piano.
Prima ti ho detto che ci vuole un piano e ora ti invito ad essere pronto a farlo saltare per aria. Ma il piano ti serviva solo per individuare la tua meta.
Se scopri che la tua idea è stata troppo irrealistica (o prematura) o se le condizioni di mercato o dell’ambiente sono cambiate… Sii pronto a gettare al vento ore e ore di lavoro. Avrai comunque guadagnato esperienza e competenza. Avrai instaurato nuovi contatti. Le tue azioni (online e offline) avranno magari messo in moto una catena di eventi dagli esiti imprevedibili attraverso i quali nuove e più entusiasmanti opportunità potrebbero essere emerse.
Ma soprattutto un buon piano è un piano flessibile, che deve adattarsi alle risposte dell’ambiente. Come per gli scacchi – che viene definito un gioco di “strategia” – le tue mosse dovranno per forza essere considerate come risposte alle mosse dell’avversario.
Nella mia vita lavorativa ho ricevuto qualche volta delle frecciatine perché davo l’impressione di non seguire nessuna strategia. Le strategie si comunicano e si vendono bene al cliente finale. Ma la realtà – secondo me – è un’altra cosa.
5) Azione!
Ho passato anni ad aspettare un’ispirazione che sentivo sempre a portata di mano ma che non riuscivo mai ad afferrare. Il sentimento dell’ispirazione mi era familiare ed è bellissimo sentirsi mossi da una forza che ci indica con fiduciosa certezza la via da seguire.
Ma in realtà i migliori progressi nella qualità della mia vita li ho ottenuti compiendo azioni, spesso incerte, che spesso contemplavano un rischio, un salto nel vuoto, un incontro con l’ignoto (ovvero ogni viaggio, ogni spostamento, ogni cambiamento!)
Questo probabilmente perché a volte per capire quello che vogliamo c’è richiesta un’esplor-azione, che ovviamente è un determinato tipo di azione.
Nel caso dello sviluppo di un’attività online l’azione potrebbe semplicemente essere quella di realizzare un sito web, una landing page, un’operazione promozionale di un qualche tipo per esplorare ad esempio nuove nicchie di mercato. E’ lavoro, ma nessuno ti pagherà per questo e i risultati potrebbero essere incerti. Ma è sempre meglio che non fare niente.
6) Ispir-Azione!
L’ho fatto di nuovo: prima ti ho detto di agire e non aspettare un’ispirazione che potrebbe non arrivare mai e ora ti parlo di ispirazione!
Ma se l’ispirazione fosse sempre lì a sussurrarci solo che siamo noi che non abbiamo orecchie per intendere perché foderate di paure e pensieri limitanti?
Ecco che l’ispirazione potrebbe manifestarsi per altre vie, attraverso quello che scatena le nostre emozioni, che accende le nostre passioni e il nostro entusiasmo, attraverso quello che in inglese si chiama “gut feeling” e che spesso noi traduciamo con “istinto” o “intuito” (ma “gut feeling” ci invita a portare l’attenzione alle sensazioni… “viscerali”).
Oppure attraverso delle domeniche tristi e piovose passate a cercare informazioni sull’Australia o un irresistibile desiderio di mettersi a piangere tornando a casa in macchina dal lavoro.
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7) Anima e Corpo in un Unico Progetto
Una volta mi sono trovato a consigliare una strategia di questo tipo: metti da parte i soldi per campare almeno 6 mesi e buttati anima e corpo nello sviluppo della tua attività online.
Se non ce la farai in 6 mesi (o un anno), avrai visto almeno dove sarai riuscito ad arrivare: forse sarai riuscito almeno a gettare le fondamenta del tuo prossimo tentativo.
Forse avrai capito quali competenze ti mancavano e ora potrai lavorare per acquisirle. Troverai un altro lavoro, metterai da parte i soldi e ci riproverai di nuovo con più consapevolezza, competenza ed esperienza.
Che certi treni passino una volta sola nella vita… Non ci credo.
Non è nella natura dei treni.
Personalmente – se si esclude il primo fallimentare tentativo di mettermi in proprio – per me è andata un po’ diversamente: ho sviluppato la mia rete di clienti online mentre lavoravo come contractor in un’agenzia di Sydney. Anche questa è una soluzione (ma è più lenta).
L’essenza di un nobile spirito imprenditoriale è secondo me questa: si ha in mente un obiettivo chiaro e si investe e si lavora per raggiungerlo, attraverso azioni che potrebbero avere esito incerto e che richiedono l’assunzione di un rischio calcolato in maniera il meno approssimativa possibile.
Se penso a certi lavori che ho fatto e li considero da un punto di vista di un lavoratore stipendiato… c’è da mettersi le mani nei capelli: ore e ore di lavoro senza ottenere nessun risultato significativo; è come se un eventuale datore di lavoro non mi avesse pagato per mesi.
Dall’altra parte i risultati arrivano spesso in tempi dilatati, quando meno te lo aspetti, o magari il progetto intrapreso mi apre la strada a nuove opportunità che non avrei mai considerato.
8) Un Tentativo è Fortuna, Numerosi Tentativi sono Statistica.
Un po’ come a poker: una mano è fortuna; ma in 100 mani il giocatore professionista sa come ottimizzare le vincite e limitare le perdite (in realtà non gioco quindi potrei dire cose non so).
E se prima ti ho detto di gettarti anima e corpo in un unico progetto di nuovo mi esibisco in un altro paradosso e ora ti consiglio di diversificare le tue opportunità: un progetto potrebbe essere fallimentare, ma su 100 progetti diversi potresti trovare la tua miniera d’oro.
Personalmente mi è capitato spesso che uno dei vari progetti intrapresi mi ripagasse inaspettatamente di altri 9 progetti deludenti.
Come capire quando focalizzarsi su un unico progetto e quando mantenersi flessibili e aperti a nuove opportunità? Di nuovo torna il tema della passione, dell’ispirazione, del gut feeling. Ma anche dell’azione. E’ una questione di equilibrio, come nel surf. E come nel surf c’è poco da spiegare e molto da praticare.
9) Sei l’Unico Responsabile del Successo della Tua Impresa
Hai mollato il tuo contratto a tempo indeterminato, sei partito, hai un tuo piccolo network di clienti con cui tirare avanti e tanti progetti per promuoverti.
Adesso tutto è nelle tue mani: le scadenze da rispettare, lasciare i clienti soddisfatti dopo il tuo passaggio, continuare ad aggiornarti, imparare competenze nuove, promuoverti ed esplorare nuove opportunità di sviluppo imprenditoriale e di acquisizione di nuovi clienti.
Senza orari è facile perdersi in attività improduttive o prendersela comoda quando il fisico sembra richiederlo.
Non credo di essere un grande esempio di autodisciplina e capacità organizzative ma sento molto forte la responsabilità di sostenere la mia scelta di vita nomade digitale e quindi di freelance.
E quindi la responsabilità di fare un buon lavoro nei confronti dei miei clienti e di prendere le decisioni giuste per la mia vita e la mia attività imprenditoriale. Per certi versi lavoro poco, per altri lavoro anche troppo. In ogni caso la responsabilità di eventuali errori nei confronti dei miei clienti o nei miei confronti sarà solo e soltanto mia (sembra un concetto banale e invece l’abitudine a dar la colpa agli altri è molto diffusa, soprattutto l’abitudine a dare la colpa ai clienti… “che non capiscono”).
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10) Gli Altri Sono Importanti. Siamo Tutti Interdipendenti
Ecco un altro apparente paradosso: prima ti dico che sei solo tu a determinare il successo e la sostenibilità della tua impresa e ora ti porto a prestare attenzione al tuo rapporto con gli altri. Ma anche in certe teorie delle relazioni interpersonali tra un estremo di dipendenza e un estremo di indipendenza c’è un buddista giusto mezzo di interdipendenza.
Gli “altri” sono importanti non solo nel senso dei tuoi clienti che ovviamente ti pagano e hanno bisogno di te per dare valore aggiunto alle loro attività. Ma anche i tuoi colleghi, eventuali partner, allied professional che hanno magari delle competenze che tu non hai o che sanno svolgere certi compiti meglio di te.
Una mano lava l’altra, siamo tutti autonomi e indipendenti ma se certe cose le facciamo assieme forse ci vengono meglio… e il nostro reciproco successo potrebbe elevarsi alla potenza. Senza dimenticarsi mai che l’unione fa la forza!
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11) Mettersi in Discussione. Non-ti-Fidar-di-te!
La nostra mente è strana, quando è convinta di una cosa mette in moto questi 3 meccanismi*…
- attenzione selettiva: la nostra attenzione viene naturalmente attirata verso le informazioni che confermano le nostre convinzioni.
- percezione selettiva: tendiamo a notare le informazioni che confermano le nostre convinzioni e a non notare le altre.
- memoria selettiva: tendiamo a ricordare le informazioni che confermano le nostre convinzioni e a dimenticare le altre.
Questo deriva da vecchi studi fatti negli anni 40-50 per capire i comportamenti elettorali delle persone (vedi ad esempio: http://it.wikipedia.org/wiki/Teoria_della_persuasione)
Ci potrebbero essere convinzioni che ci limitano, di cui non siamo pienamente consapevoli e che quindi non abbiamo mai avuto l’opportunità di mettere in discussione.
Io ne avevo soprattutto 2:
- “i clienti vogliono vederti in faccia prima di lavorare con te”
- “per diventare freelance devo diventare un bravo venditore”
L’evidenza mi ha fatto superare queste convinzioni. O forse le ho solo aggirate:
- qualcuno magari vuole proprio vedermi in faccia, ma per questo skype funziona alla grande (ma mai in ogni caso la mia presenza fisica è stata richiesta dai miei clienti online).
- più che essere diventato un bravo venditore, ho cambiato un po’ prospettiva: non mi vedo tanto come un venditore dei miei servizi, quanto come un eventuale partner dell’impresa del mio cliente. I partner devono andare d’accordo, essere in sintonia, lavorare bene assieme. Io potrei non essere la persona giusta per il mio interlocutore così come il mio interlocutore potrebbe non essere un cliente giusto per me. Non sono io che devo essere un venditore per forza (con tutta l’ansia del riuscire a vendere) ma sono io che decido se assumermi i rischi di imbarcarmi in una nuova avventura con un nuovo cliente… oppure no.
In ogni caso quando ti autoracconti un qualcosa che ha una qualche connotazione limitante ricorda che spesso…
E’ sempre tutto più facile di quanto alla nostra mente piace pensare.
12) Abbi Fiducia in Te. Sii Te Stesso.
E se ti ho detto prima di metterti in discussione e di non fidarti di te, della tua mente e delle tue convinzioni, eccoci giunti all’ultimo più importante ed apparente paradosso: Abbi fiducia in te.
Su internet troverai un sacco di consigli di gente che sembra saperne più di te. E spesso è pure vero che ne sa più di te. Così come è normale che per imparare una nuova arte si vada da qualcuno che quell’arte la padroneggia non c’è niente di male ad imparare qualcosa da qualcuno. Ma il punto di riferimento sei sempre… te stesso!
Su internet troverai anche un sacco di consigli su come fare le cose, come ottenere successo, forse addirittura ricette pronte per attività online dai quadagni irragionevoli, ricette che vengono prese e copiate pari pari, senza nessuna innovazione, senza nessun valore aggiunto, senza nessuna creatività (e che quindi – giustamente – non hanno successo).
La cosa più importante da capire secondo me è questa: se copi il modello di qualcun’altro potresti essere solo uno dei tanti che stanno facendo la stessa cosa. Potresti ritrovarti in un ambiente con centinaia o migliaia di competitor.
Se ti sforzi invece di seguire te stesso nel rispetto delle tue aspirazioni e delle tue uniche e personali doti e sensibilità… potresti invece riuscire a creare un modello diversificato, un punto di attrazione per una determinata audience, un servizio migliore o un prodotto innovativo.
Ci saranno secondo me maggiori probabilità di successo. Ma soprattutto avrai fatto un tuo tentativo, non un tentativo di qualcun altro.
Da un nostro errore possiamo sempre imparare qualcosa di prezioso. Dai fallimenti subiti seguendo i consigli degli altri possiamo imparare solo – con una certa amarezza – che era meglio seguire il nostro gut feeling.
Per Concludere:
Forse avrei dovuto dirti quanto è importante sapersi organizzare, darsi una disciplina, essere sicuri del proprio valore, acquisire le competenze giuste, sviluppare capacità di comunicazione e di vendita, avere un’attitudine alla formazione continua, imparare una lingua straniera (quest’ultima ero proprio tentato di aggiungerla a questa lista)…
Ma era più appassionante per me tentare di indicarti una via alternativa, un po’ meno didascalica e più misteriosa e ispirativa: una tua via.
Ecco quindi che mi sembrava opportuno procedere per metafore, aneddoti, esperienze ed apparenti paradossi che, una volta risolti e metabolizzati, possano fare spazio a un qualcosa di essenziale, autentico, potente e vitale a cui attingere per procedere in direzione di una vita più gratificante.
Quella che forse in qualche modo, sotto sotto, ti senti destinato a fare (semplicemente perché ti calza bene) ma che magari ha bisogno di alcune scelte consapevoli e coraggiose per realizzarsi (o per rinnovarsi, quotidianamente).
Che ci sia riuscito o meno… Spero che tu abbia apprezzato questo mio tentativo!
Se ti fa piacere fammelo sapere!